Quest’ultimo punto di vista è confortato dai dati. Dopo lo sganciamento dal dollaro, superato un anno di crisi, l’Argentina è ripartita crescendo a una media di oltre l’8 per cento dal 2003 al 2007 e riducendo di oltre 10 punti il tasso di disoccupazione. D’altra parte, la notizia che oggi l’Argentina sarebbe sull’orlo di una nuova crisi finanziaria è accolta con cinica soddisfazione da quelli che “l’euro ci ha salvato”, i quali concludono, in modo sbrigativo, che sganciarsi da una moneta troppo forte non risolve i problemi, e quindi l’Italia deve restare nell’euro. Il fatto che l’Argentina oggi sia in crisi non dimostra che dodici anni or sono dovesse restare legata al dollaro. Ma c’è di più: i dati mostrano che i problemi odierni dell’Argentina sono ancora una volta causati dall’adozione di un tasso di cambio eccessivamente forte.
Redazione
Purtroppo quando si scrive un articolo si deve conoscere il tema di cui si parla. Non c'è paragone tra l'Argentina del 2011 e l'Italia di oggi. L'Argentina era legata a una parità di cambio mentre l'intera Europa ha fatto una riconversione di ogni moneta. Sono cose assolutamente diverse quissà il risultado finale possa essere o no diverso. L'unica cosa in comune è l'enorme debito che accomunava ad entrambi paesi, Argentina è riuscita a dimezzarlo parecchio con il default cosa che l'Italia non può fare
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